mercoledì, giugno 11, 2025

Lotta al crack, operativa la legge Strutture per accoglienza e cure


Giacinto Pipitone

Palermo - Firmato il decreto attuativo, la legge sul sistema di contrasto al crack entra nella fase operativa. I manager delle Asp potranno realizzare le strutture di prima accoglienza per i tossicodipendenti in situazione di emergenza e quelle nelle quali intraprendere percorsi di recupero.

Il provvedimento firmato dall’assessore alla Sanità, Daniela Faraoni, sarà pubblicato venerdì. E chiude una lunga fase che dall’approvazione della legge all’Ars, settembre 2024, arriverà fino alle assunzioni del personale da impiegare in questi centri. Il budget - circa sette milioni e mezzo all’anno per i prossimi tre anni - è già a disposizione dei manager. E il decreto firmato dalla Faraoni detta le prescrizioni per l’apertura dei Centri di pronta accoglienza e delle strutture per il percorso terapeutico. I primi, quelli destinati a gestire la fase di

emergenza, nasceranno sulla falsariga di quello già creato un anno e mezzo fa dall’Asp di Palermo nell’ex ospedale psichiatrico di via Pindemonte. All’epoca direttore dell’Asp era proprio la Faraoni. «Altri due centri nasceranno a Catania e Messina entro fine giugno»: assicura l’assessore. Il decreto indica che in questi centri dovranno obbligatoriamente essere presenti 20 posti letto, un medico e tre psicologi, due educatori professionali, tre terapisti della riabilitazione, un assistente sociale, 6 infermieri, 6 operatori socio-sanitari, un collaboratore amministrativo. Il tutto H24 sette giorni su sette. In queste strutture può essere accolto anche un familiare.

L’obiettivo, sfruttando anche la rete che coinvolge operatori e associazioni di volontari, è intercettare le situazioni di estrema gravità e prevenire o gestire l’overdose. 

Una volta superata la fase di emergenza nei Centri di pronta accoglienza, i tossicodipendenti firmeranno un patto di cura che verrà realizzato nelle strutture che in assessorato chiamano «della doppia diagnosi» visto che qui si avvia anche un percorso di tipo psicologico. Anche queste strutture vanno create nelle prossime settimane e, in base al decreto, devono avere al loro interno uno psichiatra, due psicologi-psicoterapeuti, sei educatori, un assistente sociale, sei infermieri, otto socio-sanitari, un amministrativo e un cuoco. Sono i requisiti minimi che i manager dovranno assicurare anche ricorrendo a nuove assunzioni di personale e senza i quali l’assessorato non darà l’accreditamento a questi centri. 

I tempi lunghi sull’attuazione della legge hanno più volte suggerito all’arcivescovo Corrado Lorefice di andare in pressing governo e Ars. E anche alcune associazioni di familiari hanno espresso timori sull’efficacia della norma. Per il presidente Schifani la strada ora è in discesa: «Abbiamo compiuto un passo decisivo per rendere operativa la legge pensata per tutelare in modo concreto i nostri giovani. È una legge che mette al centro la prevenzione, l’ascolto e il reinserimento, offrendo risposte reali a chi è in difficoltà. Proteggere i più fragili è una responsabilità che ci assumiamo con serietà».

GdS, 11 giugno 2025

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