giovedì, giugno 19, 2025

A PALERMO IL CLAN DI PORTA NUOVA SI CONFERMA PREDOMINATE


GIOVANNI BURGIO

I clan della città hanno ormai un peso maggiore rispetto a quelli della provincia. La stagione dei corleonesi non esiste più da tempo”.[1] Il mandamento di Porta Nuova si conferma il più forte e radicato sul territorio di tutta la città…Dalla Noce allo Zen, tutti si rivolgevano a boss e luogotenenti di Porta Nuova, che riuscivano a imporre i loro affari anche negli altri mandamenti”.[2]

Questi alcuni commenti che martedì 3 giugno hanno accompagnato la notizia del blitz che ha colpito il mandamento di Porta Nuova a Palermo. Una derivazione dell’operazione “Grande inverno” che l’11 febbraio scorso aveva portato in carcere 181 persone.

29 le persone coinvolte, 16 in carcere e 13 con obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria (12 erano già detenute). Tra i fermati, 4 sono i nomi pesanti del mandamento: Giuseppe Auteri, Tommaso Lo Presti “il lungo” 60 anni, Calogero Lo Presti 72 anni, Stefano Comandè; quattro, invece, le persone per la prima volta in carcere.

Ancora una volta gli inquirenti mettono in evidenza comeoltre al rispetto delle antiche regole di Cosa Nostra, in questa parte della città l’organizzazione mafiosa è vitale, coesa e violenta, con una disponibilità di armi estremamente elevata. Ed ha un controllo delle attività economiche e dello spaccio di droghe, in particolare cocaina e sintetiche, costante e capillare.

Si è sottolineato anche il ruolo che il gioco d’azzardo e i centri scommesse hanno nel riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di droga. Si è generato in questo modo un moltiplicatore di ricchezza continuo e cospicuo.

Il software dei “panelli” delle scommesse da installare nei vari punti della città, con insegne apparentemente legali, ma che in realtà utilizzavano siti occulti, arrivavano dalla Campania, e più precisamente da Caserta. Leonardo Marino, Pietro Pozzi e Giuseppe Minnella sarebbero stati gli uomini del clan cheavrebberogestito in maniera quasi monopolistica l’ampia rete di raccolta delle scommesse. Come ha descritto il pentito Filippo Di Marco, a capo dell’organizzazione ci sarebbe stato il Marino, e sotto di lui il Pozzi, con Minnella che avrebbe ricoperto il ruolo operativo intestandosi anche diverse agenzie. Queste ultime avrebbero fatto anche da base operativa della cosca.

Un luogo comune, costruito nel tempo, che fa dei mafiosi “uomini d’onore”, garanti dell’ordine, dispensatori di giustizia, è stato sfatato da quest’inchiesta. E sono stati gli stessiaffiliati che lo hanno smentito, lamentandosi delle diseguaglianze e delle differenze di trattamento che si sarebbero fatte a favore o contro chi era più o meno vicino al reggente di turno.

La nipote dell’anziano boss Calogero Lo Presti, Agata Lo Presti, definiva “buttasangue” Giuseppe Auteri che non avrebbe distribuito equamente il denaro destinato ai familiari dei detenuti, aggiungendo perfino “Mi scippa le mie cose. Mi rispetta talmente che si fotte pure me”. Altri, invece, avrebbero ricevuto di più e tanto. È il caso della mamma di Onofrio Lipari e della donna con cui quest’ultimo aveva una relazione sentimentale a cui sarebbero stati comprati vestiti del valore di 2.800 euro in un negozio di lusso di via Libertà. Ma sarebbe stata favorita anche la moglie di un grande amico dell’Auteri, alla quale sarebbero arrivati un giubbotto e una Fiat 500.

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Sarebbe stato Pietro Pozzi a gestire alcune di queste elargizioni, che però si lamentava di tutto l’andazzo e si arrabbiava “Basta, mi levo di mezzo, basta. Non c’è più niente…l’ha capito che non c’è più niente. Stiamo facendo la fame”.

Gli inquirenti, per la ricezione di queste somme, hanno imputato di ricettazione i familiari dei detenuti.

Le indagini hanno fatto emergere anche il ruolo rilevante che alcune donne avrebbero ricoperto all’interno delle cosche. Tra tutte spicca Jessica Santoro, 37 anni, che oltre ad organizzare i contatti telefonici fra l’interno e l’esterno delle carceri garantendone la sicurezza, avrebbe trasmesso ordini e disposizioni, coordinato spedizioni punitive e realizzato pestaggi, negoziato armi.

Nelle intercettazioni, colpisce la durezza e la crudeltà del suo linguaggio “Ora non c’è Dio che lo perdona. Le deve prendere tutte le legnate. Hanno cafuddato bene. Nella faccia è diventato tanto”.

Giovanni Burgio

18.6.25

[1] R. Lo Verso, Mafia, droga e scommesse. Blitz a Porta Nuova, 16 arresti e 29 indagati,LiveSicilia.it 3.6.25, https://livesicilia.it/palermo-mafia-droga-scommesse-arresti-porta-nuova/.

[2] D. Ferrara, Il boss pretende 500 euro. La bisca ‹trasloca› alla Noce, Giornale di Sicilia 6.6.25, pag. 16.

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